sabato 2 agosto 2008

"...tutte le casette lì attorno erano rovistate e messe sossopra dai poliziotti. Ce n'erano quattro qua, dieci là, che tanti non se n'erano mai visti in una volta, che giravano e davano ordini. Le luci della lanterna schizzavano a scatti sui muretti sfranti, sui brandelli di tela incatramata e di bandoni che pendevano dai tetti, sui calcinacci, sui sostacchini, sui pezzi miserabili di cortiletti. I cani abbaiavano come dannati, e dappertutto si sentivano gridi, bestemmie, comandi. Dopo nemmeno due minuti che lo tenevano lì, stretto per le braccia, il Zucabbo vide venir fuori, tra gli altri poliziotti, le due sorelle, mezze svestite, coi piedi infilati nelle scarpe come fossero ciabatte, le calze penzoloni, le chiome scarmigliate. Piangevano. "Ma che hanno fatto? Che hanno fatto? Ma lassatele stà!" gridava il Zucabbo. Con una strattonata lo trascinarono via senza nemmeno rispondergli. Gli altri trascinavano le due ragazze. fecero cento metri, attraverso le stradette ora di fango ora selciate con dei tufi, sotto le cordicelle delle stese, tra le parate marce. Intorno c'era tutta una buriana. Finchè imboccarono la strada principale, che dall'altezza del baretto della fermata dell'autobus arrivava fin sotto la chiesa.
C'erano, da una parte e dell'altra della strada, due file di jeep, saranno state cento per parte, allineate come a un posteggio, una dietro l'altra da un capo all'altro della strada. Pattuglie di poliziotti andavano e venivano dappertutto, chi portando qualcuno, chi andando a prelevare, coi mitra a tracolla e i cani. Il Zucabbo fu fatto salire su un camion, le due sorelle s'un altro. Un tenente gridava: "Caricate più che potete e portateli via"..."

Così Pier Paolo Pasolini raccontava l'irruzione della polizia tra le baracche di Pietralata, nel quarto capitolo di "Una vita violenta", il suo secondo romanzo borgataro. Era il 1959. Il boom deflagrava e la dolce vita scorreva lontana, lungo altre strade,assai più pulite e luminose.

Italia 2008. Le stesse cose ritornano.

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