lunedì 22 settembre 2008

stefano giaccone...quattro passi sulla terra difficile 2008



Il mio è un immaginario scarno ed essenziale,formatosi lungo le traiettorie tracciate da quelli che sono,per dirla alla Luigi Meneghello (RIP), i miei "Piccoli Maestri".
Ho vissuto nutrendomi di simboli e significati eccentrici rispetto alle frequentate autostrade dell'ufficialità,anche di quella "alternativa" (a chi poi...a che cosa?).Preferisco i sentieri di montagna.Mi piace camminare in salita.

Certamente un bel pezzo della colonna sonora del mio giorno dopo giorno l'ha scritta Stefano.Il film forse non è così imprescindibile ma le musiche sono almeno coerenti con le immagini e meritano un ascolto.Suoni e parole che sento respirare di un fiato che riconosco mio,nostro,di pochi,di molti.Fiato comune,appunto.

"Secondo me "Corpi Sparsi" rappresenta tra la cose che hai fatto uno dei lavori più importanti per la sua caratteristica di avere in qualche modo ricostruito tutto un certo universo simbolico (il tuo?il mio?di alcuni,pochi,molti,abbastanza?) partendo da un discorso molto personale,molto autobiografico...che peso ha per te la memoria?

La memoria è in un certo senso il tuo spazio immortale.Io credo che oltre il Tempo Fisico esista il proprio Tempo Psichico.In quello spazio ,come in una stanza,si situano memorie e riferimenti,anche collegamenti inconsci, è dove vive la tua unità di essere vivente.Una canzone o il Teatro è un arbitrario percorso in quella stanza."


Le prime volte che lo incrocio Stefano non è da solo.E' una sera del 1989,1990.E' notte ed ascolto Stereodrome.Alberto Campo (forse) mette "Io nella notte" dei Franti.Brividi.Epifania...E' il 1992.Sono ad Alessandria,al Forte Guercio Occupato.Suona uno dei miei gruppi preferiti,i Kina di Aosta.NON MI CHIEDERE SE HO VINTO O SE HO PERSO.Prima del concerto parlo con un tizio con i capelli lunghi e l'aria un pò scazzata.E' al banchetto della Blu Bus.Compro "Non classificato",la ristampa integrale dei dischi dei Franti...la prima ristampa su cd...constatiamo che tutte e due non possiediamo un lettore,ma fa lo stesso.Dopo qualche minuto inizia il concerto dei Kina.Il tizio del banchetto è sul palco,suona la chitarra,il sax,canta.E'Stefano.Il concerto è memorabile...Pochissimo tempo dopo...E' dicembre.Fuori è freddo.Io in macchina con due amici.Sta nevicando.Siamo a Terzo d'Acqui,davanti al cimitero.Fumiamo un paio di canne.Stiamo ascoltando i Franti.NO FUTURE NO DREAMS.Continua a nevicare fitto fitto.Esco dalla macchina e mi ritrovo con le scarpe nella neve.I fiocchi mi ricoprono rapidamente le spalle.Tiro il cappello di lana giù,bene sulle orecchie.Osservo fari lontani muoversi lenti sulla statale.I fari spariscono.Anche i miei amici escono dall'abitacolo.Parliamo a bassa voce per non svegliarci troppo.Respiriamo ancora un pò d' aria fredda e rientriamo.Torniamo in città,uscendo ciascuno dalla propria visione.



"Cosa pensi sia sedimentato della "tempesta controculturale" degli anni '80 (mi riferisco all'autoproduzione/autogestione,al giro dei posti occupati,i punx anarchici ecc.ecc.) di cui Franti è stato uno dei momenti più intensi?

La "tempesta controculturale",così la definisci,degli anni '80 in realtà io l'ho sempre vista come estrema periferia di un processo vasto ed esteso nel tempo,nato nei primi anni '60.L'indipendenza e la rottura anti-convenzionale del fare artistico in realtà risale alle avanguardie pittoriche e poetiche del primo novecento ma è nei '60 che la delusione delle promesse del dopoguerra e soprattutto il sorgere della figura del "giovane" creano certe premesse.Negli anni '80 ovvio ci sono differenze (il punk,la tecnologia) ma credo abbiamo sopravvalutato la nostra capacità di stare "fuori". Non credo sia possibile.Rimane il gesto estremo di resistenza individuale,a livello artistico ed umano.Ma sempre dentro un panorama dominato dalle "Macchine" in cui il sogno naif di crescere "Fuori" mi pare impossibile."


Stefano l'ho rivisto il 30 agosto,a circa 2600 metri di altitudine. Un concerto al rifugio di Pian dei Fiacconi,ai piedi della Marmolada.Una serata che sembra tanto un regalo,un attestato d'affetto per alcune persone che in questi anni hanno continuato ad esserci.Un dirsi grazie,reciprocamente e senza troppe menate.E poi,insieme ad Ilaria,tramonti rossi sulle rocce di granito attorno,mari di nuvole a farci galleggiare in cielo,circa venti persone sconosciute ed immediatamente percepite come affini, come compagni e compagne,a restituire non solo il semplice piacere di una convivialità spesso smarrita per strada,ma la possibilità appunto di un respiro sincronizzato su di un comune "battito del cuore"(cfr Franti/Linton Kwesi Johnson).Stefano ha suonato letteralmente "unplugged",nè ampli,nè microfoni,ha letto poesie e racconti,ha riso e scherzato.Ha cantato.Semplicemente restituendo l'urgenza ed il senso di oltre trent'anni di musica vissuta sulla pelle, oltre ed al di là di ogni tiramento ed autoreferenzialità.Non è poco.

"Franti era il bimbo bastardo che rideva ai funerali del re,che lanciava sassi ai lampioni e che,tra l'altro, ha soffiato sui cuori e le menti dell'omonimo collettivo musicale torinese di cui tu hai fatto parte...secondo te,dove se ne starà oggi Franti?

Difficile parlare di Franti oggi.E'troppo vicino per me,per noi,per poter dire.Chi ascolta,organizza,compra,suona a sua volta,lo sente "fare casino" qua e là,meglio di me.Franti in fin dei conti è un dolcissimo,impossibile azzeramento,come quando da bambini si ripete un gioco."




(Le parti in corsivo sono estratti di un'intervista del 2002 fatta dal sottoscritto a Stefano.L'intervista è stata per qualche tempo leggibile sulla webzine SodaPop,quindi è svanita nel nulla.Vaporizzata.Peccato.)

venerdì 12 settembre 2008

federico tavan



Federico Tavan è un poeta friulano la cui lingua respira del medesimo fiato delle "Poesie a Casarsa" di Pasolini.Federico Tavan è un matto,nel senso di una esistenza letteralmente vissuta a contatto della malattia mentale(Ringrazio la mia strega/e quelle successive/che m'hanno dato occhi/color della terra e del grano/simili a quelli di nessuno./Ringrazio la solitudine/che m'hanno dato per diventar poeta./Ringrazio la pazzia/che mi ha permesso/di restare me stesso.)
Una ospite della comunità psichiatrica in cui lavoro mi ripete spesso "fai attenzione...la malattia mentale è contagiosa".Appunto.Ne so qualche cosa.


Al Mestre

Massacrât
fat a tocs
e stocât
pa la strada.
Tu tu n'à spiegât la storia
dei mûrs altz
mûrs altz
mûrs altz
dal "palazzo"
cjadènes
che tu volève rompe
ch'i devente
come flauries par chî prâtz.
Mestre
al tiô diviers
mout d'éisse
la tô muart
granda tal pantan.
Chist martiriu
cussì just
e nô ignorantz
puoçj restâtz.

Cuanche la lùs
a deventa scovatura,
cuanche un om al è
plen de sanc
a ne insegna la vita
e la muart.
Mestre,
jo te puarte
l'ultima rabia
strenta intal pugn
de la man
coma ultin salût:
al om de cultura
comunista
omosessuale
odiât dai dius de la tiera
l'uniçu ch'al à dit la veretât
e ch'al è finit
coma ch'al veva da finî,
"tra gli sghignazzi
della stampa"
dei mûrs altz, de li cjadenes
dal "palazzo".
Copât
intant ch'al tentava
par l'ultima volta
de vei coraju.
Par me reste uvì
poeta
par chialtres
un stupedu tentativu de recuperâte.
Jo che soi un por biât
no po fâ altre
che jôde incjamò
al "palazzo"
restât tâl e cual
cui mûrs altz
e li cjadenes
Jo che soi mat
e jôt li tô mans
plenes de sgrifades
ch'i tenta de jescî.
AL È NUOT
A OSTIA
DE UVIÊR
NON JOT NUA.
AL È NUOT
A OSTIA
D'UVIÊR
NO JOT NUA.
Al fâi freit
a Ostia
a novembre
mestre
ài FREIT.


Al Maestro

Massacrato
fatto a pezzi
e schiacciato
sulla strada.
Tu ci hai spiegato la storia
dei muri alti
muri alti
del palazzo
catene
che tu volevi rompere
che diventano
come fragole nei prati.
Maestro
il tuo diverso
modo d'essere
la tua morte
nobile nel pantano.
Questo martirio
così giusto
e noi ignoranti
pochi rimasti.
Quando la luce
diventa spazzatura,
quando un uomo è
pieno di sangue
ci insegna la vita
e la morte;
Maestro,
io ti porto
l'ultima rabbia
stretta nel pugno
della mano
come ultimo saluto:
all'uomo di cultura
comunista
omosessuale
odiato dai potenti della terra
l'unico che ha detto la verità
e che è finito
come doveva finire,
"tra gli sghignazzi
della stampa"
dei muri alti,
delle catene
del palazzo.
Ammazzato
Mentre tentava
per l'ultima volta
di avere coraggio.
Per me resti il
poeta,
per gli altri
uno stupido tentativo di recuperarti.
Io che sono un povero diavolo
non posso far altro
che vedere ancora
il palazzo,
rimasto tale e quale,
con i muri alti
e le catene.
Io che sono matto
vedo le tue mani
piene di graffi
che tentano di uscire.
È NOTTE
A OSTIA
D'INVERNO
NON VEDO NULLA.
È NOTTE
A OSTIA
D'INVERNO
NON VEDO NULLA.
È freddo
A Ostia
a novembre
maestro
ho FREDDO

mercoledì 10 settembre 2008

nemesi

Oggi pomeriggio, uscendo dal lavoro, ho attraversato con l'auto un incrocio decisamente trafficato.Completamente perso dentro stanchezza e pensieri negativi ho tirato dritto,bruciando di netto il semaforo rosso. Ho frenato bruscamente per non investire alcuni pedoni.Una coppia di anziani.Una Madre con passeggino. Nel frattempo dalla strada perpendicolare sulla mia destra, arrivavano alcuni mezzi.Auto,moto, motorini.Clacson che suonano nervosi.Il risveglio è brusco.Resto per qualche istante turbato.Poi mi riprendo e riparto.Mentre guido verso casa inizia a prendere forma,poco alla volta, un pensiero.Il pensiero si espande, articolandosi in sequenze di immagini;la visione assume l'aspetto embrionale di un racconto.Dentro la mia testa si materializza all'improvviso un uomo di mezza età.Un uomo bello. Elegante.Evidentemente ricco ed istruito.Quadro dirigente di una qualche azienda.E' sposato ma non si fa certo mancare diversivi extraconiugali. Continua ad avere molto successo con le donne.Arriva sempre dove deve arrivare.Ci arriva sempre al momento giusto.E'un soggetto riconducibile al modello antropologico dominante nel mondo occidentale.Un classico esempio di vincente, nei limiti posti da una società post capitalistica in fase recessiva.Si tratta quindi di un uomo autoritario in cui finiscono con il sintetizzarsi e coagularsi molte nevrosi ed idiosincrasie proprie del dilagante "soft fascism".Sufficentemente aggressivo con gli inferiori, servile con i superiori gerarchici.Un razzista, ma di tipo particolare.Nutre un odio viscerale verso le minoranze non produttive.E' alla guida della sua auto da settantamila euro.Ad un incrocio una vecchia carretta sfondata non gli da la precedenza.Si tratta di una vecchia peugeot.Alla guida due sgradevoli soggetti, brutti,grassi,sudati, dai tratti inequivocabilmente rom. Lanciano una occhiata piena di sfida ed arroganza al nostro personaggio (o almeno...così il nostro personaggio interpreta lo scambio di sguardi che effettivamente ha con gli zingari).Questi reagisce facendo il dito.Inoltre lancia alcuni pesanti insulti razzisti.Inizia ad inseguire il rottame dei due rom.La testa gli prende fuoco.Ogni luogo comune negativo su nomadi,stranieri e facce scure di vario grado ed etnia è un film le cui sequenze sono i titoli e le foto della cronaca nera,distrattamente letta ogni mattina sul suo quotidiano preferito.Sporchi zingari,ladri e fannulloni.Sfruttatori di bambini.Ladri di bambini.Si immagina prendere a calci in faccia il più grasso e sudato dei due rom.Questi pensieri violenti e paranoidi si susseguono vertiginosamente.Non si accorge del semaforo rosso.Si tratta di una frazione di secondo.Investe una mamma con due bambini.Volano tutti per aria.Il rumore dei corpi che cadono disarticolati sull'asfalto dieci metri più in là è un tonfo sordo.Come un enorme sacchetto pieno d'acqua che eplode per terra.Gli investiti si fanno ovviamente molto male.Potrebbero essere tutti morti.L'autista solleva la testa dal parabrezza sfondato.Sangue sul volto.La folla inizia a raccogliersi intorno al luogo dell'incidente.Mentre si attende l'arrivo della polizia e dell'ambulanza qualcuno inizia ad inveire contro il nostro uomo di successo.Sempre qualcuno tira fuori di peso il nostro personaggio dalla sua auto da settantamila euro.Iniziano a picchiarlo selvaggiamente.Arriva la polizia che lo strappa alla folla inferocita.Il giorno dopo il suo giornale preferito,in cronaca, titola "PIRATA DELLA STRADA INVESTE MADRE CON BAMBINI.POSITIVO ALLA COCAINA.LA POLIZIA LO SALVA DAL LINCIAGGIO".





Oggi ho avuto una giornata piuttosto dura.
E per fortuna esistono tentativi di narrazione destinati a fallire prima di ogni significativo sviluppo.

martedì 2 settembre 2008

waking life (richard linklater 2001)


"...l'autolesionista avverte di essere completamente alienato,assolutamente solo,estraneo alla comunità degli uomini. Tra sè e sè pensa "devo essere pazzo!"...Quello che non riesce a capire è che la società è esattamente come lui...Un particolare interesse nelle grandi sciagure,nelle catastrofi. Guerre,carestie,alluvioni e terremoti rispondono a bisogni ben precisi...L'essere umano vuole il caos. In realtà gli è necessario! Depressione,conflitti,sommosse,omicidi... Tutto questo terrore... Siamo irresistibilmente attratti da quello stato semiorgiastico creato dalla morte e dalla distruzione. Siamo fatti così! E la cosa ci piace! Certo, i media cercano di mettere una maschera triste a queste cose dipingendole come grandi tragedie umane... Ma sappiamo bene che il compito dei media non è mai stato quello di eliminare i mali del mondo. No! Il loro compito è convincerci di accettare questi mali ed abituarci a convivere con essi. Chi ha in mano il potere ci vuole semplici spettatori passivi...Hai un fiammifero? E non ci hanno dato nessun altro diritto di scelta a parte l'occasionale, puramente simbolico e partecipatorio atto del voto! Vuoi il burattino di destra o vuoi il burattino di sinistra? Credo sia arrivato il momento di incanalare tutte le mie inadeguatezze e le mie insoddisfazioni negli attuali piani politici e scentifici e di far sentire la mia voce spenta..."


"...Una volta un mio amico mi disse che il peggiore errore che si possa fare è quello di credere di essere vivi quando invece stai dormendo nella sala d'attesa della vita. Il trucco sta nel combinare le tue facoltà razionali nello stato di veglia con le infinite possibilità che puoi incontrare nei tuoi sogni. Se riesci a fare questo puoi fare tutto. Hai mai fatto un lavoro che odiavi dando tutto te stesso? Dopo aver sgobbato tutto il giorno finalmente arrivi a casa, ti metti a letto,chiudi gli occhi ed improvvisamente ti accorgi che quella dura giornata di lavoro era solamente un sogno. E' già abbastanza brutto vendere la tua vita per il minimo sindacale, ma ora si prendono anche i tuoi sogni,gratis..."